Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti (A. Gramsci)......il blog di Vincenza Abbatiello
Caro Uòlter te lo dico io come dovrebbe essere un Partito
Uòlter, mio caro Uòlter,
quanto non mi è piaciuto leggere la tua lettera “aperta”.
Per niente.
Come era intitolata?
Mi pare “Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei”.
Il Paese, questa Italia, è il NOSTRO Paese.
Quello che TU faresti? Il tuo pensiero dovresti dirlo ai coordinamenti, perché i coordinamenti rappresentano i momenti deputati alle discussioni, perché poi la gente vuole sapere quello che il PD vuole fare. C’è un Partito di cui tu, caro Uòlter, fai parte ed è la voce UNICA del partito che la gente vuole sentire, non le chiacchiere derivanti da mal di pancia vari.
Poi.
Ad un certo punto della tua “appassionata” lettera parli di 14 milioni di persone che avrebbero votato te.
Uòlter forse non ti è chiaro che quei 14 milioni di persone hanno messo la croce sul tuo nome perché tu, in quel momento, eri lì a rappresentare un progetto politico importante. La gente non ha votato te, la gente ha votato il progetto politico. La gente ha votato il PD.
Per quanto riguarda le alleanze e la tua santa ossessione per la “vocazione maggioritaria”, mi pare che il nostro Segretario Bersani sia stato chiaro.
Prima di parlare di alleanze, di bipolarismo, di primarie e di altro è necessario parlare di un progetto politico.
C’è bisogno di stilare il progetto politico del PD e i temi che il PD ritiene essere fondamentali e per i quali non si è disposti, in alcun modo, a transigere.
Stilato il progetto si passa a parlare della “potenziale” coalizione al fine di comprendere se c’è su questi temi importanti convergenza e se ognuno è disposto ad assumersi la responsabilità di “sottoscriverli” in pieno.
Solo dopo questo passaggio si può iniziare a parlare di coalizione ed eventualmente di primarie di coalizione.
Ecco le primarie.
Tu, caro Uòlter, hai parlato di un papa straniero e parlando di papa straniero hai fatto il nome di Prodi.
Un po’ azzardato, non trovi?
Io credo che il PD sia nato grazie all’esperienza positiva posta in campo con Prodi, dunque io lo definirei Pioniere del PD.
Perché se Prodi dovesse essere considerato un papa straniero, allora tutti noi dovremmo essere visti come extraterrestri.
Il PD è nato per essere un progetto politico ambizioso. Un progetto politico che fosse riformista. Un progetto politico che ponesse al centro della discussione la gente, i bisogni della gente e non le “poltrone”.
Invece.
A fronte di una crisi economica madornale e mondiale, Pil bassissimo, lavoro precario, quando c’è, debito pubblico in aumento a fronte di un’entrata fiscale calante e qualità di servizi essenziali offerti scadente o addirittura inesistente, ci ritroviamo un governo che è fermo, un governo che non riesce a trovare un buon ministro per lo sviluppo economico, un ministero fondamentale specie per questo periodo (ma tanto sappiamo anche perché il premier se lo tiene stretto stretto quel ministero); un Parlamento che non legifera e si perde tempo con il gruppo di responsabilità, un gruppo di parlamentari da acquistare a buon prezzo ed in numero tale da permettere di ottenere la fiducia e andare avanti sebbene con un governicchio claudicante, e fintanto si faranno le riforme che servono, ma non all’Italia.
Un’opposizione dove uno grida: “andiamo alle primarie, le primarie sono uno strumento di democrazia”; un altro che dice: “il PD ha perso la bussola, vogliamo un partito a vocazione maggioritaria” e poi c’è un altro che parla di sistema elettorale all’inglese, anzi no tedesco.
E poi c’è la gente; quella gente che non sa se il giorno avrà ancora il suo lavoro, quei ragazzi che non sanno se quando finiranno gli studi, nonostante tutti i pesanti sacrifici dei loro genitori (che sono sempre gli stessi che non sanno se il giorno dopo potranno contare su un lavoro o meno), non sanno se avranno lavoro, se lo troveranno nel proprio Paese o saranno costretti ad abbandonarlo; quei giovani che vedendo solo buio e non riuscendo ad intravedere una luce oltre il tunnel, si uccidono, decidono che è meglio la morte anziché un futuro incerto, insicuro.
Allora mi chiedo a tutta questa gente che assiste al teatrino che ogni giorno i politici ci propinano, cosa dobbiamo rispondere. Avranno o no il diritto ad una risposta?!
In fondo ci hanno votato, in fondo 14 milioni di loro hanno sostenuto “Veltroni” e noi come rispondiamo loro? Con una lettera al direttore del corriere della sera?!
Ecco perché io credo che l’approccio giusto sia proprio quello del Segretario. A partire dall’iniziativa del porta a porta, passando per l’idea del nuovo Ulivo, fino ad arrivare all’ottimo intervento fatto in occasione della fine della festa nazionale a Torino.
Bersani ha detto concretamente che il PD vuole essere un partito che risponda ai bisogni della gente, un partito che si parli di occupazione; un partito che sia vicino ai precari; un partito che ponga importanza alla scuola, alla cultura, perché solo il sapere, solo una popolazione edotta può non ripiegarsi su se stessa e trovare la forza di reagire; un partito che sia vicino agli immigrati, che non ritenga “normale” che gli immigrati debbano essere “scacciati”; un partito che riconosca come italiani i bambini nati in Italia; un partito che comprenda la necessità di porre in essere una politica industriale e economica nel suo complesso che faccia riprendere gli investimenti, che crei quindi nuovi posti di lavoro e dunque una nuova fase di sviluppo.
Allora quando Bersani dice rimbocchiamoci le maniche intende questo.
Intende dire iniziamo a lavorare per la gente. Ognuno, ai vari livelli, partendo dai circoli territoriali, cui va data importanza, passando per i livelli provinciali e regionali, fino ad arrivare a quello nazionale, tutti si impegnino affinché si possa mettere in atto questo progetto ambizioso, affinché il PD abbia una sola voce, la voce che tutti devono sentire forte, la voce che deve saper rassicurare la gente, quella gente cui chiediamo fiducia, una fiducia che spesso viene disattesa.
La gente non merita questo, la gente merita altro.
Allora cerchiamo di capire che possiamo preparare giorni migliori per l’Italia, ma possiamo farlo solo se lo facciamo ASSIEME, tante braccia, tanti menti ed un’unica VOCE.
UòlterEgo .....................
Angelo Vassallo da oggi in poi rivivrà in ognuno di noi
Non nascondiamo la testa sotto la sabbia.
Premetto.
Sono contro qualsiasi forma di violenza.
Sono contro qualsiasi deturpazione del diritto alla parola e libertà di pensiero (anche se in fondo al mio cuore sento che non avrei tanta voglia di far parlare mafiosi o delinquenti).
Premetto che con questa nota non voglio giustificare gli atti di violenza che si stanno, ahimé, perpetrando durante la festa nazionale del Partito Democratico.
Letta accusa le forze dell’ordine per non aver fatto bene il proprio lavoro, Bersani parla di attacco squadrista, riferendosi a ciò che è accaduto a Bonanni, Veltroni fa lo stesso, Epifani dice che è inaccettabile tutto ciò, Fini parla di “atto di aggressione di un gruppo di facinorosi”.
Insomma ognuno pronto a dare la colpa a questo o a quell’altro, ma allo stesso modo pronti a nascondere la testa sotto la sabbia.
Nessuno che si chieda il perché di tutto questo.
Io però me lo sono chiesto e la risposta mi è balzata alla mente in men che non si dica.
Io credo che oramai la gente sia stanca; la gente ha il sentore che non ha più nulla da perdere; la gente si è davvero rotta le scatole di sentire dirigenti di partito che si accapigliano fra di loro per le primarie, per l’attribuzione di assessorati, per la suddivisione delle poltrone; la gente si è stancata di vedere il teatro dei burattini cui il governo la costringe ogni giorno.
La gente, questa gente che pare nessuno riconosca più, di cui nessuno più conosce i bisogni, le esigenze, i problemi, vuole delle risposte e se il governo non gliene dà. quelle risposte le vuole da noi e noi abbiamo il dovere morale di fornirgliele.
Siamo di fronte a partiti lontani dal popolo, lontani dalla gente che deve rappresentare.
Possibile che non ci si renda conto che stiamo vivendo una situazione sociale, economica e finanziaria davvero drammatica; una situazione che fa cadere la gente nella più cupa disperazione.
Non nascondiamo la testa sotto la sabbia, non serve e non porta a nulla, ma solo tanta rabbia e si sa che, purtroppo, la rabbia può degenerare in violenza.
LA CAMORRA E' LA NOSTRA UNICA IMPOTENZA
Qualche tempo fa, non tanto tempo fa, circa quindici giorni fa, ero triste, un po’ giù di morale. Vedevo tutto abbastanza nero allora un amico mi inviò un link, il link di una canzone di Modugno. “Meraviglioso”, una canzone che invita a guardare il mondo, invita a gioire di ciò che abbiamo, di ciò che ogni giorno conquistiamo.
E’ vero il mondo è così, meraviglioso, lo è davvero, anche se a volte accadono episodi che ti lasciano cadere nel più grande sconforto.
Ultimo dei tanti l’assassinio del sindaco Angelo Vassallo.
Si discute tanto, la gente comune si chiede cosa possa essere accaduto.
Sarà la camorra? Sarà altro?
Io ho sempre pensato che è camorra tutto ciò che ha a che fare con la malavita; tutto ciò che uccide freddamente, tutto ciò che porta droga ai nostri ragazzi, tutto ciò che impone uno scambio tra la vita e le loro regole.
Ho sempre pensato che la camorra fosse questo.
Certo la camorra, dicono alcuni, è intelligente, non avrebbe ammazzato un sindaco, non avrebbe fatto tanto scalpore, dato che, la camorra, a quanto pare, aveva un progetto in quella zona e dunque accendendo i riflettori su essa c’era il rischio che tutto il progetto venisse meno.
Io invece sono di un’altra opinione.
Credo e sono convinta che la camorra c’entri, eccome se c’entra.
Credo e sono convinta che la camorra abbia capito che contro quell’uomo la cui anima era così intrisa di amore per la propria terra, per il proprio mare, per i propri compaesani, per il proprio paese, nulla avrebbe potuto fare.
La camorra aveva capito bene che non avrebbe potuto vincere alcuna battaglia contro quell’uomo che aveva, fino ad allora, improntato la propria vita sulla legalità.
Allora cosa hanno fatto? Hanno creduto di “abbattere” un ostacolo.
Lo hanno ucciso.
Hanno creduto che così facendo si potesse aprire un varco verso una zona fino ad allora invalicabile.
NON HANNO CAPITO NULLA.
Quell’uomo è e rimarrà il sindaco di Pollica, quell’uomo ha donato a quel paese un sogno, quell’uomo ha insegnato a sognare; quell’uomo ha urlato in faccia alla camorra che contro un ideale ed una sete di legalità e giustizia nulla è possibile.
Allora i cittadini di Pollica, di Acciarioli, di Salerno, i campani, gli italiani, ora più che mai, devono prendere coscienza che solo insieme, solo costruendo un muro invalicabile, un muro fatto di solidarietà, di coraggio, di legalità, di lealtà, di sete di giustizia, la camorra, la malavita, la criminalità possono essere sconfitte.
Le persone muoiono, ma non i loro ideali. Quelli rimangono e, paradossalmente, dopo la morte di coloro che li decantavano si sentono ancora più forti.
Ideali assordanti che niente e nessuno può ZITTIRE.
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