Grembiule a scuola?
Ultimo tema “scottante” del caro Ministro Salvini.
Ho sempre visto di buon occhio le divise alle superiori. Forse più per una voglia di emulare i college inglesi o americani. Come se indossando le divise ci si avvicinassero a quei modelli didattici; stupidamente, anche perché non conosco nel dettaglio quei modelli e no saprei dire se sono o meno migliori dei nostri. 
In ogni caso, se dovessero chiedere la mia posizione riguardo questo tema, mi verrebbero in mente due motivi per cui sarei favorevole e sfavorevole allo stesso tempo.

Favorevole perché il grembiule o la divisa abbatterebbe tanto le differenze sociali, almeno quelle di facciata. Spesso i bambini che non possono permettersi vestiti di marca o i cui genitori non vogliono che indossino vestiti di marca, si sentono “inferiori” a coloro che invece lo fanno. Spesso questi bambini sono bullizzati e messi da parte proprio per tale stupido motivo. Certo lo so, bisogna insegnare e far capire ai figli che l’abito non fa il monaco ecc. ecc., ma sono bambini (specie alle medie ed ai primi anni delle superiori) e certe cose non sono semplici da far “ingoiare” ed introiettare.
Il grembiule dunque in questo caso funzionerebbe da livella (almeno esteriormente).
Dall’altro canto però il modo di vestire, specie di un adolescente, la dice lunga su quello che l’adolescente stesso ha dentro di sé.
Costringerlo dunque ad indossare un grembiule o una divisa sarebbe un po’ come tappargli la bocca. Come se si volesse silenziare il suo urlo, laddove ve ne fosse uno. 
D’altro canto non si può certo redigere una norma per cui il grembiule andrebbe indossato a giorni alterni; dunque al governo ed al parlamento questa ardua scelta. 
Io, me ne lavo le mani 😊

UN NUOVO PRIMO MAGGIO




Ho apprezzato il discorso del ministro del lavoro nel punto in cui, riferendosi alla crescita, benché minima, del PIL, ha ringraziato gli imprenditori. 
Lavoratori ed imprenditori sono in egual misura “responsabili” della crescita o della decrescita di un Paese. dando per assodato che vi siano determinate congiunture e che politiche micro e macroeconomiche poste in essere dai governi vadano nella giusta direzione. 
Da un lato i lavoratori (siano essi operai, impiegati, quadri, dirigenti e via discorrendo) offrono il proprio lavoro in modo serio e vedendosi riconoscere tutti i diritti, in particolare vedendosi riconoscere un salario o uno stipendio commisurati alle attività che svolgono (è la Costituzione che all’art. 36 lo sancisce, quindi da questo principio nessun imprenditore dovrebbe esimersi).
Dall’altro lato ci sono gli imprenditori che, coraggiosamente direi, considerato il marasma di leggi, obblighi e rischi da fronteggiare, si assumono il rischio economico e finanziario di avviare attività, per le quali è richiesta l’offerta di forza lavoro. 
Un gatto che si morde la coda: non c’è occupazione se non c’è impresa e non c’è impresa se non c’è forza lavoro. 
Oggi dunque, primo maggio, vorrei fosse la festa di tutti. 
Operai. 
Impiegati. 
Imprenditori.
 Auspico dunque che si possa creare una sinergia-collaborazione che non sia solo orizzontale, lavoratori-lavoratori o imprenditori-imprenditori, ma che sia trasversale. 
Solo così, e con gli interventi del Governo, il nostro Paese potrà crescere in maniera esponenziale, mi auguro.