L U C A


foto dall'archivio personale



Mi fermo un attimo.

Sola con i miei pensieri e quindi … penso.

Penso che dovrei combattere e vincere la mia ansia, anzi le mie ansie, a volte ci riesco, altre volte un po’ meno, allora mi fermo, faccio un respiro lungo e cerco di farmi forza, dicendo a me stessa che quell'attimo passerà; sì, è vero, passa.

Penso ho vissuto e continuo a vivere tante emozioni; belle e brutte sì, ma come farei ad assaporare quelle belle se non avessi conosciuto o non conoscessi quelle brutte?

Penso che ho scelto io di vivere la mia vita così assaporando ogni giorno con l'entusiasmo di chi vive ogni giorno come se fosse il primo della propria vita e con la brama di chi sa che potrebbe essere l'ultimo.

Penso che ho tante passioni: la musica, la poesia, la lettura, la politica. Perché la vita è come un contenitore che va riempito di attimi, di momenti, di magie, di vittorie, di sconfitte, di scoperte, di delusioni, di credi, di confronti, di affronti, ma soprattutto di passioni e di amore per le passioni.

Penso che in fondo vi siano delle persone che mi vogliono bene, altre meno, ma che importa per me è il bene che vale, il male non lo conosco, non so dove risieda e non vorrei saperlo mai.

C’è però un attimo in cui io smetto di guardarmi dentro ed è quando incontro gli occhi di mio figlio: in quello sguardo comprendo tutta la mia essenza e la mia esistenza prende vita ed è quello sguardo che dà una risposta alla domanda che spesso mi pongo: quale sia il senso della mia vita.

E’ Luca il senso della mia vita.

E’ Luca che dà senso alla mia vita.

p a p a f r a n c e s c o

(foto dalla raccolta personale)


Papa Francesco, e non Francesco I, ha pagato il conto all’hotel che lo aveva ospitato; indossa la stessa croce, sobria, che indossava quando era Vescovo; non ha voluto sedersi al trono per l’atto di omaggio dei cardinali, ma li ha ricevuti in piedi; si è spostato con una semplice berlina e non ha voluto l’auto papale; ha chiesto che le porte della Cappella fossero aperte durante il suo incontro con alcuni fedeli (ma per motivi di sicurezza non è stato possibile).

Il buon esempio.

E' con le piccole cose che si dà il buon esempio, perché oggi è di questo che abbiamo bisogno.
Papa Francesco il buon esempio lo ha dato quando era “semplicemente” vescovo e a quanto pare, considerando i suoi primi “gesti” lo farò anche durante il suo pontificato.  

Vi sono testimonianze contrastanti sul suo passato, ma io voglio credere a quelle che parlano di una persona umile, buona; una persona che ha vissuto in una casa semplice rinunciando agli agi di cui poteva godere, è sceso per strada, è stato accanto ai poveri, ha portato conforto a coloro che per fame sono costretti a frugare nella spazzatura.

Io voglio credere a coloro che dicono che non stava dalla parte dei dittatori, ma che, tutt’altro, ha aiutato e protetto i perseguitati, voglio credere che dietro un viso così dolce non vi debba esser per forza un'ombra.

Voglio credere serenamente che le persone che si donano completamente agli altri esistono, come esistevano ai tempi di Gesù, ai tempi di Maria, ai tempi di Madre Teresa, ai tempi di Papa Giovanni Paolo II.

Io questa volta voglio credere che sia davvero quello che vedo.

 "Buon lavoro"  Papa Francesco e che tu possa “camminare, edificare e confessare” nella grazia di Gesù Cristo.

Vincenza Abbatiello

Invertiamo l'onere della prova




La Corte di Cassazione pronunciandosi a proposito dell’affidamento di un figlio ad una mamma che vive con la propria compagna ha dimostrato che all'orizzonte c’è ancora la possibilità di intravedere un Paese Civile, un Paese dove i preconcetti non abbiano la meglio sull'intelligenza e sulla voglia di donare cura ed amore ai propri figli.

Con quella sentenza si è innanzitutto “riaffermato”, come aveva già fatto con una sentenza precedente, che persone dello stesso sesso possono formare una famiglia a tutti gli effetti e che quindi, in quanto tale, hanno il diritto, ed allo stesso tempo il dovere, di prendersi cura del proprio figlio.

Al contrario affermare che una coppia di omosessuali non può adottare o avere in affidamento un bambino, basandosi su un mero pregiudizio, equivale ad una qualsiasi forma di discriminazione che diventa ancor più grave, pesante ed inaccettabile quando ad asserire ciò sono uomini di fede o che tali dovrebbero essere indossando essi un abito talare.

Non definiamo dannoso ciò che non conosciamo, non diamo per scontato ciò che sarebbe da dimostrare.
Si parla sempre di dannosità del contesto familiare “omosessuale”, ma qualcuno ha mai “fornito” le prove di questa dannosità?

Mi piacerebbe davvero che si invertisse l’onere della prova; sarebbe opportuno, attraverso un atto di “fiducia”,  lasciare vivere in tranquillità una famiglia ed un bambino che altro non chiedono se non amore e serenità e se qualcuno ritiene che tutto ciò sia dannoso, lo dimostri.

Molti per “fortificare” la propria tesi fanno riferimento ad articoli di legge, addirittura alla Costituzione. Sì, certo, è vero, l’art. 29 della Costituzione, che tanto spesso viene chiamato “in causa” recita:

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”

Ecco dunque cosa recita l’art. 29 della nostra amata ed “ANTESIGNANA” Costituzione.

Sfido chiunque a dimostrare che i padri costituenti per famiglia naturale intendessero esclusivamente una famiglia formata da un uomo e da una donna.

Io in questo articolo non leggo alcun riferimento al “sesso” dei coniugi.
Per quanto io possa sforzarmi nei termini “famiglia” e  “coniugi” io riesco solo ad accogliere il “valore” di una famiglia composta da due uomini, da due donne, da un uomo ed una donna, senza distinzioni, senza drammi, senza shock, senza ipocrisia.

Certo, è giusto, qualcuno potrebbe obiettare e dire che bisogna capire cosa si intenda per “naturale”.

Volendo dare una definizione letterale si è pronti a rispondere che “naturale” significa ciò che riguarda la natura e che ad essa è conforme.
Però poi bisogna lasciare la superficie delle cose e andare nel profondo e se si riesce a non essere tanto superficiali allora si riesce anche a comprendere che è naturale e che riguarda la natura tutto ciò che scaturisce dall'amore.

Pensiamoci bene. Riflettiamo.

Anche dal punto di vista giuridico, il figlio naturale; chi è?
È colui che nasce dall'unione di due genitori non “legati” da matrimonio, naturale perché è frutto dell’amore e di nessun’altra convenzione o legame imposto. Allora perché non dovrebbe essere questa la definizione di famiglia naturale?

Una famiglia che poggia le sue fondamenta solo e soltanto sull'amore reciproco e sul rispetto continuo.

Nulla di più bello e naturale di questo.

Chi non desidererebbe questo per tutta la vita?

Se ragioniamo in questo modo allora sì che ci rendiamo conto che il sesso dei coniugi è “irrilevante”, “secondario” perché primario è solo l’amore e la serenità che loro riescono a donare alla famiglia e a trarre dalla famiglia stessa.

Per concludere io direi.

Chiunque, io, voi, gli ecclesiastici, i politici, gli scienziati, i giuristi, tutti coloro dalle cui decisioni e dal cui modo di pensare dipendono le vite di altre persone; chiunque, prima di dare il proprio parere su situazioni altrui ci pensi bene, non resti in superficie, cerchi di capire ciò che davvero muove il mondo o che sarebbe giusto che muovesse il mondo.

Se solo ognuno avesse più rispetto per il proprio prossimo, se solo si riuscisse a liberare la propria mente da pregiudizi inutili di sicuro si vivrebbe e si lascerebbe vivere gli altri più serenamente.

Vincenza Abbatiello