IL BRANCO E LA VITTIMA. SIAMO TUTTI VITTIME E CARNEFICI



Qualcuno si chiede se i sette ragazzi che in branco hanno commesso violenza su una donna o se tutti quelli che commettono violenza abbiano a casa una sorella, una persona di genere femminile in modo che provino un minimo di empatia. 

Hanno di sicuro una mamma e neanche questo li ha fermati. Credo che il disagio di determinati giovani parta proprio dalla famiglia, dalle zone dove abitano, dalle scuole che frequentano.

Sono incazzata nera con questi personaggi, e allo stesso tempo c’è un angolo del mio cuore che mi fa stare molto male e provare tanta pena per loro. Sono essi stessi vittime del sistema e ci dobbiamo solo augurare che le carceri siano in grado di assolvere quella funzione rieducativa prevista dalla nostra Costituzione, che all’art. 27 così recita: 

“La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte.”

Quindi nessuna violenza, nessuna vendetta personale. Ho sentito dire: “spero che li mettano in galera e che vengano stuprati” oppure “andrebbero castrati” oppure “io li ammazzerei con le mie mani”.

Poi c’è chi sale in cattedra e dice: “farsi giustizia da soli non è legale” o “non si può rispondere alla violenza con altra violenza”, sbandierando appunto il bel l’articolo 27 della nostra bella Costituzione. 

Chi lo fa però deve essere sicuro che se dovesse accadere alle proprie figlie ed ai propri figli continui a pensarla così. 

Allo stesso modo di chi vuole vedere i carnefici impalati deve pensare che un proprio figlio può in banco trovarsi ad agire in quel modo. 

Certo, l’educazione, la famiglia, se educhi bene non accadrà mai, ma nessuno mai può prevedere le sorti della vita di una persona. 


Anche a me verrebbe di pensare di ammazzarli  con le mie mani se la vittima fosse mio figlio. Allo stesso modo cosa proverei se invece fosse mio figlio ad essere il carnefice? Continuerei a pensare che il genitore della vittima ha il diritto di fare giustizia da sé?


È tanto semplice parlare quando non si è toccati in modo diretto, ma diventa molto più difficile quando le cose toccano la propria famiglia.

Questo per dire che l’onda mediatica, i post di odio, che crocifiggono questo o quello; le posizioni di questa o quella persona famosa; tutto non fa altro che amplificare il dolore, specie quelli della vittima. Spesso si farebbe meglio a starsene in silenzio, sarebbe più rispettoso rinunciare a qualche like o rinunciare ad avere ragione e lasciar fare alla giustizia.