IMMIGRAZIONE: IMPARIAMO A VEDERE, NON SOLO A GUARDARE.


Frida Kahlo (dal web)

L'emigrazione risale alla notte dei tempi.
Pare che il più grande esodo della storia moderna sia stato quello italiano, verificatosi dal 1861 in poi ed all'inizio furono le regioni italiane settentrionali ad essere maggiormente interessate, per poi toccare alle regioni meridionali dopo alcuni anni.
Chi è emigrato sa quanto difficile sia stato lasciare i propri affetti, figli, mogli, paese natio, casa, e quanto sia stata immensa la mancanza di tutto ciò.
Dunque molte sono le difficoltà che si incontrano, problemi che si amplificano allorquando la popolazione del luogo dove ci si va a stabilire non è ospitale o addirittura è ostile e quindi non permette alcun tipo di convivenza ed ovviamente alcuna integrazione risulta possibile.
Io vorrei andare oltre il luogo comune per cui "noi siamo stati i primi ad emigrare e quindi dovremmo essere coscienti di questo dolore”; non è certo per questo motivo che dovremmo essere ospitali con coloro che arrivano da noi chiedendo un luogo dove essere accolti, per scappare dalla morte e dalla miseria.
Uomini e donne lasciano i propri Paesi per le ragioni più diverse.
Alla base dell’emigrazione della popolazione italiana vi erano ragioni economico-finanziarie; si pensava di poter migliorare le proprie condizioni economiche, infatti generalmente si spostava prima il capofamiglia per poi, una volta creata una certa stabilità economica nel luogo di arrivo, accogliere l’intera famiglia.
In altri casi vi possono essere ragioni politiche e conflitti armati: sono questi i casi più gravi perché la persona che emigra è costretta a scegliere tra il rimanere in un luogo dove la morte è pressoché sicura o spostarsi, questa volta con tutta la famiglia, in un luogo che ritengono, pur con mille difficoltà, possa permettere loro almeno di vivere e non morire.
E’ questo il caso in cui il dolore umano è talmente forte che spinge gli uomini e le donne a sottostare anche a ricatti della malavita che chiede loro soldi per una traversata che il più delle volte vuol dire morte, ma la speranza che si possa offrire alla propria famiglia, ai propri figli, una vita migliore, è più forte della paura e quindi si decide di partire.
In Italia molti sono i migranti che arrivano per quest’ultimo motivo ed è di questa immigrazione che si parla tanto.
Però gran parte dell’immigrazione interessa anche donne dell’est che arrivano in Italia e trovano lavoro come badanti, per esempio, per poter mettere da parte un gruzzoletto, mandarlo ai propri figli che spesso hanno lasciato nel Paese di origine.
Ho da poco finito di leggere un libro e non smetto di pensarvi.
Il libro di cui parlo è Orfani bianchi” di Antonio Manzini. Uno scrittore che ho conosciuto attraverso la lettura dei suoi gialli il cui protagonista è il vice questore Rocco Schiavone e da allora non sono più riuscita a liberarmene.
Orfani bianchi però è un libro totalmente diverso e mi ha emozionato tantissimo, mi ha aperto gli occhi e la mente, ancor di più, riguardo determinati temi che angustiano la nostra società.
La disperazione delle donne dell’est che per assicurare un futuro migliore ai propri figli hanno il coraggio di starne lontane sperando che la sofferenza che ne deriva possa essere ricompensata un giorno da un futuro migliore da regalare ai propri figli.
Il dolore degli “orfani bianchi”, bambini costretti a vivere senza i genitori, nonostante questi siano ancora vivi, perché questa maledetta società antepone a tutto il “dio denaro” e quindi di solo Amore non si vive.
La diffidenza di noi italiani nei confronti degli “stranieri”.
Il dolore di chi questa diffidenza la subisce, ingoiando, giorno dopo giorno, offese gratuite ed ingiustificate, calpestii continui della propria dignità.
Il sentimento di solitudine degli anziani malati e non indipendenti costretti, il più delle volte, a veder “violare” il proprio corpo da mani sconosciute, mani che non sono quelle dei propri figli, perché troppo impegnati, questi ultimi, a realizzare le proprie vite, dove non c’è spazio per la sofferenza, neanche per quella dei propri genitori.
Il tema della “morte desiderata” quando sembra essere l’unica liberazione se si è costretti a vivere in uno stato di assoluto immobilismo e allora si cerca la complicità di qualcuno per farla finalmente finita e poter dormire serenamente per sempre.
Allora io mi chiedo perché tanto odio nei confronti degli stranieri.
Forse perché è più facile guardare e non vedere?
Perché se si osserva bene poi ci si deve assumere la responsabilità di aver visto, di essere consapevoli e quindi bisogna fare, agire, non se ne può restare con le mani in mano, altrimenti si diventa complici di ciò che non si è fatto.
“Vengono in Italia a rubarci il lavoro”
Sì certo, pensiamoci bene.
Che lavoro rubano? Il lavoro nei campi? Quello per cui bisogna alzarsi all’alba, spaccarsi le ossa sotto il sole, per guadagnare quanto? Giusto il necessario per mangiare?
Il lavoro come badanti? Quello per cui bisogna vivere notte e giorno con una “vecchia” o un “vecchio” che non sono i propri genitori, pulire loro il culo, asciugare le loro piaghe, subirne le angherie, il più delle volte.
Quanti di voi sarebbero disposti a farlo?
Perché, anziché sputare veleno, non si creano le condizioni tali da permettere a tutti di vivere dignitosamente, di sentirsi parte della propria società e non ospiti indesiderati?
In fondo, potete “vederla” anche sotto un altro punto di vista, se vi fa sentire meglio: loro ci fanno comodo, perché altrimenti dovremmo andare noi a raccogliere i pomodori ed a pulire il culo ai vecchi!

ENGLISH TRANSLATION
The emigration dates back to the dawn of time.
It seems that the biggest exodus in modern history was the Italian one, which occurred from 1861 onwards and at the beginning were the northern Italian regions to be the most affected and the southern regions after a few years.
Who emigrated knows how difficult it was to leave their loved ones, children, wives, hometown, home and how the privation of it was immense.
So many are the difficulties encountered, problems are amplified when the population of the place we are going to establish is not welcoming or even hostile and therefore does not allow any kind of coexistence and of course no integration is possible.
I would like to go beyond the cliché that "we were the first to emigrate and so we should be aware of this pain"; it is not for this reason that we should be openhearted to those who come to us asking for a place to be welcomed, in order to escape from death and misery.
Men and women leave their countries for various reasons.
The Italian population emigrated because of economic and financial reasons; he thought he could improve their economic conditions; in fact, generally the householder moved before and then, once a certain economic stability had been shaped, the entire family moved as well.
In other cases the reasons are politically, for example armed conflicts, so they push people leaving their countries.
These are the most serious cases because the person who emigrates are forced to choose between remaining in a place where death is almost sure or moving, this time with the whole family, in a place that they feel, though with great difficulty, can at least allow them to live and not die.
This is the case in which the human pain is so strong that drives men and women to also be submitted to criminality who asks them money for a sea or road crossing that most often means death.
The hope that they can offer to their family, to their children, a better life, is stronger than fear, and then they decide to leave.
In Italy there are many refugees who come from different areas of the world and is of immigration that people talk a lot.
However, much of immigration also affects Eastern women who arrive in Italy and find work as caregivers, for example, to earn money and send their children left in their country of origin.
I just finished reading a book and I cannot not stop thinking about it.
The book I am speaking about is “White Orphans " by Antonio Manzini. An Italian writer I knew through the reading of his yellow books (thrillers) whose principle character is Rocco Schiavone and since then I have not been able to leave it.
“White orphans is a totally different book and excited me a lot, opened my eyes and mind regarding certain issues that our society is worried about.
The desperation of Eastern women who, in order to ensure a better future for their children, go away hoping that the suffering can be rewarded one day by a better future for their children.
The pain of the "white orphans", children forced to live without their parents, although these are still alive, because this damn society consider the “money” the king of the world and without it is not possible to live.
The chariness of the Italians against the "immigrants".
The pain of those who suffer it this distrust, swallowing, day after day, unjustified insults, trampling on their dignity.
The feeling of loneliness of the elderly who see "violating" their bodies by unknown hands, hands that were not those of their family, because their sons or daughters are too busy and cannot make any space in their lives where there is no room for the pain, even thought of their parents.
The desire of the death when it seems to be the only way to find the peace, if you are forced to live in a state of absolute immobility; so you look for the support of someone to make the life over and finally sleep peacefully forever.
Then I wonder why so much hatred towards strangers.
Perhaps because it is easier to look and not to see?
Because if you have a deeply look inside the thing then you must take your own responsibility, of being aware, and so you have to do, to act, you cannot remain with your arms folded, otherwise you become complicit of something you have not done but you should have.
"They come to Italy to steal our jobs"
Yeah sure, that’s it !
What’s the kind of job they steal? The job they do in the fields? The one you have to get up at dawn, breaking your bones under the heat of the sun, to earn how much? Just enough to eat? Perhaps.
Work as caregivers? That for which you have to live day and night with an "Oldman" or "oldwoman" who are not your parents, wipe their ass, dry their lacerations, suffer provocation, most of the time.
How many of you would be willing to do that?
Why, instead of spitting venom, we do not allow people who come in Italy to live in dignity, to feel part of out society and not undesirable guests?

After all, if it makes you feel better, you can "see" this matter from another point of view: they do what should be very uncomfortable to us, because otherwise we should go to pick tomatoes and to clean the ass to the old men or old women!


Risultati immagini per emigrazione italiani nel mondo grafico

Nessun commento:

Posta un commento