ESISTONO TEMI INTOCCABILI?




Chi mi conosce sa quanto le persecuzioni degli ebrei per mano dei nazisti mi facciano orrore e mi facciano stare male. 

Su questo non si discute e vorrei che nessuno lo mettesse in dubbio, ma alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni vorrei dire la mia, in modo schietto, sincero e con l’onestà intellettuale che credo mi abbia sempre contraddistinta. 

Sfido chiunque a dire il contrario. 


Pare che per noi di sinistra si debba parlare in modo “politically correct” anche riguardo a temi che, in qualche modo, ne sfiorano altri delicati e per cui si ha il nervo scoperto. 

Noi invece dovremmo essere in grado di fare delle distinzioni, dovremmo, per onestà intellettuale, distinguere o saper comprendere la storia, ciò che è accaduto negli anni addietro. Ciò che la storia, appunto, ci ha consegnato. 


Un popolo, come quello ebreo, ha subito l’ingiustizia più grande di tutti i periodi storici. Un’ingiustizia che come tale non aveva alcuna ragion d’essere. Piangiamo ogni giorno i milioni di ebrei che sono stati torturati e trucidati da pazzi criminali.


Capita che poi, dopo un po’ di tempo, c’è un altro popolo che è oggetto di sorprusi, da più parti e che in qualche modo cerca di difendersi, ma guarda caso viene, a sorpresa, offeso ed attaccato da coloro che conoscono, per esperienza diretta, ahimè, il dolore della guerra e dell’essere usurpati delle proprie case, dei propri luoghi. È quello che è successo ai palestinesi, nella guerra dei sei giorni. 

I palestinesi ad un certo punto hanno perso tutto e le loro terre sono state occupate proprio da coloro che per “empatia”, chiamiamola così, avrebbero dovuto invece comportarsi in modo totalmente diverso.


Capita poi che si possa essere dalla parte degli israeliani (che avevano bisogno di trovare una propria casa dopo anni di diaspora e di persecuzioni) o dalla parte dei palestinesi che una casa ce l’avevano e che però se la sono vista rubare.


Capita pure che se si decide di essere dalla parte dei palestinesi, ciò non implica che si diventi antisemiti. 

Si è antisemita quando si provano sentimenti di odio verso gli ebrei e le loro istituzioni. Quando si nega ciò che l’antisemitismo è stato per mano dei nazisti. Non si è antisemiti se invece si esprime un pensiero ed un’opinione relativamente ad un fatto storico, documentato e soprattutto abbastanza chiaro. 


Lo pseudo leader della lega, alias Matteo Salvini, bene farebbe a non proferire parola al riguardo e lui sa benissimo il motivo; così come Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, altrettanto bene farebbe a non essere così sensibile. Non vi sono temi intoccabili, specie quando vengono trattati con intenti non offensivi. Comprendo la ferita che mai potrà essere rimarginata, che continua a sanguinare e che sempre sanguinerà, però più volte io stessa ho pensato che in qualche modo il popolo ebraico abbia inflitto una pena troppo grande a quello palestinese, che si trovava in quel momento storico in una situazione di “inferiorità” in quanto meno forte e quindi più facilmente oggetto di soprusi. 

Non c’è bisogno di alzare polveroni per parole dette o scritte senza alcun intento razzista. Male ha fatto il Segretario La Regina a chiedere scusa per aver espresso ciò che sette o due anni fa poteva essere un’opinione che per quanto possa sembrare forte, non era comunque offensiva nei confronti di un popolo o di una comunità. O magari era solo, come ha sostenuto, un meme. In fondo per un periodo in tanti abbiamo aderito al movimento “je suis Charlie”, in quel caso tutto pensavamo che per quanto forte potesse essere la satira nessun tema era ed è intoccabile, perché lo pensiamo ancora oggi, vero? 


Facciamo una campagna elettorale seria.

Concentriamoci sui temi che davvero attanagliano il nostro Paese: occupazione, inflazione, parità salariale, uguaglianza sociale, misure al sostegno del reddito, energia rinnovabile e così via. 


Andiamo avanti, al di là dei pettegolezzi. Eleviamo, almeno leggermente, il livello del dibattito. 

Intanto io sogno che israeliani e palestinesi possano abbracciarsi con affetto, come i bambini nella foto.

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